Martedì 6 dicembre il tribunale federale n.2 ha condannato la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner a sei anni di carcere con interdizione a vita dagli incarichi pubblici per il reato di amministrazione fraudolenta a danno della pubblica amministrazione.
Il Ministero della Giustizia ha sottolineato attraverso un comunicato che questa sentenza "è inscindibile dal processo elettorale in fieri che concluderà con le elezioni presidenziali del 2023".
È stato argomentato che in questo modo, "la sentenza emessa dopo un processo pieno di irregolarità e di violazioni al dovuto processo, costituisce una chiara restrizione dei diritti politici della vicepresidente e dell'elettorato che cerca di bandirla politicamente in vista delle prossime elezioni".
Secondo il comunicato "per essere legittimi, questo processo e la sentenza dovevano basarsi su prove categoriche riguardanti la sua responsabilità penale e su un rispetto illimitato del dovuto processo e del diritto di difesa che la tutela".
Tuttavia, "sotto il pretesto dell'inchiesta e la punizione di fatti di corruzione, sono state violate le garanzie fondamentali dello Stato di diritto: sono state ignorate garanzie essenziali del dovuto processo come la presunzione d'innocenza, il diritto di difesa ed il principio di oggettività che dovrebbe guidare le azioni del PM .
Soltanto in questo modo, il tribunale, accogliendo quanto richiesto dai procuratori federali che sono intervenuti, ha potuto costruire ed emettere questa condanna illegittima".
Il Ministero ha sottolineato che la sentenza "costituisce l'attuazione massima della lawfare nel nostro paese, in quanto prassi che viola i diritti umani e agisce come un fattore condizionante dei processi elettorali, dell'agenda politica e dell'opinione pubblica. Ci troviamo dinanzi ad un atto antirepubblicano del potere giudiziario."
Per tutti questi motivi, "dinanzi a questa situazione e considerando che la sentenza avrà un profondo impatto sulla società nel suo insieme, la Segreteria ai Diritti Umani, reclama alla Corte Suprema, quale massima autorità del sistema giudiziario, che protegga il processo democratico e la legittimità del servizio di giustizia".
È stato rilevato che in questo modo "è in gioco né più né meno che lo Stato di diritto nel nostro paese e la minaccia contro il processo elettorale è concreta e pericolosa".
Alle 18.20 ora argentina (21.20 UTC) la vicepresidente si è riferita alla sentenza attraverso il sito Youtube dove ha affermato che non sarà mai "una mascotte del potere" ed ha definito "il partito giudiziario una mafia".